A seguito di una diagnosi di Disturbo Specifico dell’Apprendimento (DSA), ci si focalizza spesso sulla componente cognitivo-funzionale, concentrandosi sulle difficoltà di lettura, calcolo e scrittura.
La componente emotiva dei Disturbi Specifici dell’Apprendimento passa spesso in secondo piano, ma in realtà gioca un ruolo molto importante sulla percezione e sui vissuti che gli studenti elaborano rispetto alle proprie capacità e all’immagine di sé.

L’emotività è centrale per il benessere globale del bambino, per lo sviluppo di un livello adeguato di autostima e le risorse per far fronte alle difficoltà che può riscontrare nel percorso di studi. Poter andare a scuola frequentando le lezioni con serenità è un diritto di ogni bambino.
I bambini spesso faticano a capire cosa gli succede, non sanno come comportarsi per gestire in modo funzionale le proprie emozioni.
Spesso subentra un rifiuto per l’ambiente scolastico, percepito come ostile, che può sfociare in sintomi psicofisici (come mal di pancia, cefalea) o uno stato di agitazione.
Anche la motivazione ne può risentire, in quanto il senso di impotenza di fronte alle proprie difficoltà e la bassa autostima portano a non avere più voglia di imparare, sperimentarsi.

Molte sono anche le domande che si pongono gli studenti dopo aver ricevuto una diagnosi di DSA:

“Perché nessuno riesce a capirmi?”
“Perché sono diverso dai  miei compagni?”
“Sono io che ho sbagliato qualcosa? È colpa mia?”

Ma non sempre queste domande vengono espresse a voce alta, perché spesso i bambini non sanno con chi parlare o si vergognano della propria difficoltà.
Inoltre tendono a sminuirsi nei casi in cui lo studio porti buoni risultati (“è andata bene solo perché era facile”).

I bambini vivono molteplici momenti di frustrazione durante lo studio, non attribuendo a sé stesso valore in ambito scolastico.
Questo senso di inadeguatezza viene spesso generalizzato anche ad altri ambiti della propria vita, e lo studente con DSA pensa che gli stessi insegnanti, genitori e compagni lo percepiscano in modo negativo. Nello specifico l’ansia è il più frequente sintomo emotivo riportato nei dislessici; Recenti studi (Nelson e Harwood, 2013) riscontrano la presenza di sintomi ansiosi in ambito scolastico in circa il 70% dei bambini con difficoltà di apprendimento.

Di fondamentale importanza risulta allora il ruolo della rete composta dai genitori (e più in generale dalla famiglia del bambino), dagli insegnanti e dai diversi professionisti che si relazionano con lui.
La comunicazione tra le diverse parti deve essere chiara, e tutti dovrebbero essere orientati verso lo stesso obiettivo.

Lavorare insieme per far sentire il bambino capito ed accolto è essenziale per garantirne il benessere e per accompagnarlo in un percorso di presa di consapevolezza sia dei propri punti critici, ma soprattutto dei propri punti di forza.

Purtroppo non sempre tutto funziona in modo ottimale, a volte la disinformazione subentra rischiando di interferire in modo negativo.
Fortunatamente da ormai diversi anni, sono stati ideati strumenti a tutela dello studente DSA e del suo diritto di apprendimento.
In particolar modo, a seguito di una diagnosi DSA, viene redatto un PDP (Piano Didattico Personalizzato), contenente indicazioni specifiche per mettere in atto misure compensative e dispensative per lo studente. Tali indicazioni vanno seguite per poter sostenere il bambino nel processo di apprendimento. È quindi di fondamentale importanza sostenere lo sviluppo e l’apprendimento di un bambino con DSA, all’interno del suo ambiente, tramite azioni volte a proteggerlo da possibili situazioni di disagio, cercando di individuare in modo precoce e tempestivo i possibili segnali e le condizioni di rischio , riducendo in modo drastico le possibili situazioni di sofferenza psicologica che ne deriverebbero.

È quindi di fondamentale importanza sostenere lo sviluppo e l’apprendimento di un bambino con DSA, all’interno del suo ambiente, tramite azioni volte a proteggerlo da possibili situazioni di disagio, cercando di individuare in modo precoce e tempestivo i possibili segnali e le condizioni di rischio, riducendo in modo drastico le possibili situazioni di sofferenza psicologica che ne deriverebbero.


Dott.ssa Beatrice Anelli
Psicologa